Buongiornouou!
Come va? Ad Impatto, abbiamo fatto un po’ di riunioni a mo’ di team-building a distanza, in attesa di vederci a gennaio prossimo, e abbiamo parlato di molto di sostenibilità sociale, di come sia cambiata l’associazione dopo il Covid e di come siamo cambiate noi. Insomma, come sempre, ci siamo messe in discussione sul nostro ruolo…magari un giorno condividermo qualcosa di più a riguardo! ✨
Oggi, parliamo del libro del mese, Storia dei cambiamenti climatici: Lezioni di sopravvivenza dai nostri antenati di Brian Fagan e Nadia Durran (Il Saggiatore, 2022, 384 pagine di 🤯), letto dalla nostra Sara.
Prenditi il tuo tempo, perché come Sara anticipa, “provare a riassumere questo libro è un’impresa nella quale non mi cimenterò, perché il dono della sintesi proprio non mi appartiene e, in ogni caso, non renderei giustizia al magistrale lavoro di ricostruzione di Fagan e Durrani”.
Prima di cominciare, però, ti ricordo tre cosine, due delle quali a tema natalizio:
Ricordati che lunedì 16 dicembre, ore 21, ci troviamo con Verde Leggo per discutere di Un posto piccolo, di Jamaica Kincaid, un libricino di circa 80 pagine che, se sei una persona bianca e privilegiata come noi, che può fare la/il/lǝ turista, ti farà ridere ma anche (e soprattutto) riflettere.
Ti consiglio di recuperare live che Francesca e Fabia hanno fatto la scorsa settimana sui regali, per ragionare insieme sulle aspettative (sociali ma anche economiche) che le persone hanno relativamente a questo periodo, e per tentare di mettere in discussione la performatività che tutte, tutti, e tuttɜ ci sentiamo di dover attuare durante cene, incontri, e rimpatriate che spesso riempiono il mese. Se trovi qualche spunto interessante, o vuoi lanciarne qualche altro, ti aspettiamo nei commenti!
Corri subito ad iscriverti alla sfida Natale Sostenibile, ormai cult tra le nostra Impattochallenges! È la challenge giusta per te se:🌟 se l’ansia da regali ti tormenta già da Ferragosto 🌟 se adori trasformare la tua casa in un villaggio di Babbo Natale, ma non vuoi che un giorno la Lapponia si sciolga 🌟 se ti si spezza il cuore pensando alla stupenda carta da regalo appallottolata in 3 secondi netti 🌟 se cosa mettere a tavola ti preoccupa più delle domande delle zie invadenti 🌟 se desideri insegnare allə più piccolə che un Natale rispettoso dell’ambiente può esistere, qualsiasi età tu abbia (a differenza di Babbo Natale, ops…). Ci vediamo lì!
Ti lascio ora alle parole della nostra Sara, ufficiosamente barzellettiera del gruppo, che però sa sempre riportare il discorso su piani parecchio alti!
In maniera certosina gli autori ripercorrono attraverso questo volume la storia e l’impatto delle fluttuazioni climatiche sull’umanità dalla preistoria fino ad oggi, prestando particolare attenzione all’evoluzione del rapporto tra esseri umani, natura e clima.
Uno degli aspetti su cui gli autori si soffermano è la capacità dei nostri antenati di adattarsi in breve tempo a condizioni climatiche molto differenti, tra glaciazioni e riscaldamenti, escogitando soluzioni innovative che ne hanno modificato definitivamente usi e costumi. Fuoco e sartoria, giusto per citarne due, partendo proprio dalle basi, per arrivare allo sviluppo di tecniche agricole innovative per affrontare i periodi di siccità.
Che il clima non sia mai stato stabile è un dato di fatto, ma a fare la differenza pare sia stato dunque l’approccio adottato. In particolare sui nostri antenati gli autori ci dicono che:
L’attenta osservazione dell’ambiente e dei suoi cambiamenti stagionali, gli spostamenti programmati e il profondo rispetto per la natura furono i fattori che, trasmessi di generazione in generazione, garantirono l’adattamento della nostra specie al mondo primordiale del Pleistocene. Inoltre, in quanto animali gregari, i nostri antenati dipendevano in tutto e per tutto dai legami sociali, dallo scambio di informazioni e dalla collaborazione. Quest’ultima, in particolare, è una delle caratteristiche che hanno maggiormente influito sul nostro adattamento ai cambiamenti climatici nel corso dei millenni. La cooperazione era il collante che teneva insieme la vita umana.
Intelligenti, perspicaci, ricercatori, ingegnosi, ma soprattutto uniti. Dunque, maestri ideali ai quali guardare. Tra tutti gli esempi citati, spicca sicuramente quello dell’Antico Egitto, in cui vennero sfruttate in modo sapiente le inondazioni annuali del fiume Nilo progettando un preciso sistema di irrigazione dei campi per contrastare la siccità.
Trema colui che vede il Nilo in piena. I campi ridono, il fiume rompe gli argini. Si sparge sulla terra il dono divino, i volti degli uomini si illuminano e il cuore del dio gioisce.
Quando il fiume straripava i campi venivano allagati e fertilizzati e al momento di ritiro delle acque i contadini erano subito pronti a procedere alla semina in campi solcati da canali di irrigazione disposti con estrema cura e mantenuti costantemente puliti.
Potrei andare avanti molto a lungo citando esempi dal passato, ma dal momento che il libro passa in rassegna 30.000 anni di storia, mi interessa piuttosto cercare di trasmettere l’essenza del messaggio che Fagan e Durrani vogliono farci arrivare. Nel corso della narrazione, gli autori ci ricordano ciclicamente che il riscaldamento globale è una minaccia reale e urgente, alla quale dobbiamo poter rispondere adeguatamente, anche in considerazione del fatto che si tratta di un fenomeno di natura antropogenica. Per fare ciò ci danno alcune indicazioni pratiche, sottolineando come non sia necessario ripartire da zero, ma recuperare un po’ di quella lungimiranza che ha contraddistinto in molti casi alcuni dei nostri antenati.
In particolare, quello che, secondo loro, manca nella nostra società capitalizzata è una politica forte e coesa, che sia in grado di valorizzare per davvero il tanto lavoro già sviluppato dagli scienziati e dagli esperti, incaricandosi di progettare il futuro e di ripartire dalle reali esigenze dei territori attraverso approcci place-based. In un mondo globalizzato, sovrappopolato, in cui tutto corre alla velocità della luce, servirebbe forse rallentare e concentrarsi realmente sul dialogo e l’ascolto:
Le misure locali adottate per contrastare il cambiamento climatico sono, di fatto, ben più efficaci dei protocolli amministrativi. Il nostro primo pensiero, spesso negletto, dovrebbe essere quello del contenimento del rischio, innanzitutto a livello locale.
È quindi fondamentale intercettare le esperienze già sviluppate in questo senso. Tutti quegli esempi di comunità che vivono in maggiore connessione con i loro territori e con la natura, riuscendo a preservarsi grazie ad una gestione sostenibile delle risorse naturale. Orientando l’innovazione tecnologica a servizio dello sviluppo sostenibile e, soprattutto, mettendo la cooperazione alla base delle proprie azioni.
Ho iniziato a leggere questo libro poco prima dell’ultima alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna, la mia Regione. Era la quarta nel giro di 18 mesi, questa volta ero lontana da casa e tutti eravamo stanchi, preoccupati e avviliti. E devo dire che immergermi nella lettura di questo saggio mi ha certamente aiutato a vedere le cose in prospettiva, restituendomi anche un po’ di speranza. Nel suo insieme è un inno alla cura, alla resilienza e ci vuole consigliare di far leva sulla nostra capacità di essere soggetti attivi del cambiamento piuttosto che spettatori. Per plasmare la realtà che ci circonda serve uno sforzo collettivo, un impegno integrato, a tutti i livelli. Solo così potremmo proteggere il nostro pianeta e le creature che lo abitano.
Steps d’Impatto della lettura: 🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽 🦶🏽,5/10
Lo consigliamo a chi…vuole approcciarsi alla storia con curiosità, attenzione e spirito critico per ricavarne degli strumenti alleati per agire nel presente facendo tesoro del passato.
Per lз più piccinз
Oggi, vi lasciamo ben due (e dico due!) albi illustrati che ci sono piaciuti e che ci hanno fatto pensare al tema del libro che abbiamo letto…
La prima storia che abbiamo raccontato (Terre di mezzo, 2024, 5-7 anni) è un silent book che racconta di una tribù nomade del Pleistocene che affronta un viaggio pieno di insidie, in cerca di rifugio durante la stagione invernale: “tra paesaggi grandiosi e animali terribili, bufere di neve e cieli stellati, finalmente ecco una grotta in cui fermarsi per un po’. Chi si riposa, chi accende un falò, chi esce per procacciarsi il cibo…. lei no: la figlia del capo clan inizia a disegnare sulle pareti rocciose quello che ha visto durante la lunga traversata.”
Il banchiere di semi e altri mestieri per salvare il mondo (Terre di mezzo, 2024, 5-7 anni) racconta invece “con brevi testi poetici e illustrazioni dai colori vibranti danno vita a questo campionario di professioni che attingono alle sfide della contemporaneità per ispirare le giovani generazioni.”
Se li leggi con le tue persone piccole, facci sapere cosa ve ne pare!
Ci leggiamo il mese prossimo!
Sara (e Giulia)