Hey, fiorellino!
Tutto bene in questo scusamadomaniègiàmaggio? Noi “si tira avanti” — la stanchezza di questi primi mesi dell’anno inizia proprio a farsi sentire… 🦥
…per questo (ma anche perchè questa intensa settimana di feste e manifestazioni va goduta appieno), la nostra chiacchiera di oggi, te lo prometto, sarà breve (e con tanti video).
E quindi…andiamo subito al sodo!
Ad aprile, come sai, abbiamo avuto il nostro secondo incontro di Verdeleggo, durante il quale abbiamo discusso — oserei dire animatamente — di un graphic novel che è già passato per Steps d’Impatto, ossia Cambiamo il sistema, non il clima di Emma (ti rimetto qui il link alla newsletter in cui ne abbiamo parlato)…
Nel caso in cui la tua voglia di leggere una lunghissssssima newsletter sia poca, ti piazzo qui la sinossi/recensione di Elisa Nicoli (Eco Narratrice):
Se capisci il francese, ti lascio anche un’intervista sul libro (che in francese si intitola "Uno sguardo diverso sul clima”) proprio alla scrittrice/disegnatrice Emma:
Oggi, quindi, andiamo con un mini flusso di coscienza e mettiamo sul tavolo due proprio due riflessioni emerse dal confronto con chi ha preso parte alla nostra viva discussione verde🌳
In generale, il libro è piaciuto sni: in moltɜ hanno avuto la sensazione che il contenuto trasmettesse un senso di impotenza, lasciando aperta e senza risposte la domanda “cosa posso fare?”
Forse, Emma le soluzioni le dà, a modo suo; ma per molte persone non sono soluzioni facilmente applicabili o praticabili. Insomma, se si vive in un paesino di provincia, leggendo le soluzioni proposte da Emma si rimane inizialmente con un po’ d’amaro in bocca.
Poi, però, ti capita di andare in edicola e sull’Internazionale trovi, in copertina, una storia di cambiamento partito non solo dal basso, ma anche dal “piccolo”, dalla scelta di un’individuə: “Nella nuova fattoria: Una famiglia di allevatori svizzeri ha deciso di smettere di uccidere animali per produrre e consumare solo vegetali” e ti dici che, forse, sono proprio i paesini di provicina quelli da cui lo sradicamento del sistema potrebbe partire…
E poi decidi di andare al cinema — sì, proprio nel cinema della tua città di provincia — e ti accorgi con sgomento e contentezza che proiettano Food for profit, l’ultima inchiesta della giornalista Giulia Innocenzi sugli allevamenti intensivi:
…e ti ripeti che, forse, sono proprio i paesini di provicina quelli da cui lo sradicamento del sistema potrebbe partire…
Una delle sensazioni più condivise durante la lettura è stato il senso di spiazzamento (positivo) dato dalla prospettiva di Emma, che risulta almeno parzialmente diversa da quella di molti altri libri sul cambiamento climatico.
Una buona parte di noi, infatti, si è sentita presa in causa da due paginette belle ciniche (o ironiche, dato che non c’è stata univocità nel definire le modalità espressive di Emma), che ti riporto qui sotto:
E per finire, l’energia che simili comportamenti richiedono, in un contesto che è ben lontano dal facilitarli, presenta il rischio di quello che viene chiamato l’effetto lente di ingrandimento.
“Oggi sono andatə al lavoro a piedi, ho comprato una camicia di seconda mano e ho gettato tutte le bucce nell’organico! Il cambiamento è nell’aria, salverò il pianeta!”
Ne facciamo talmente tanti che abbiamo l’impressione di avere un grande impatto sull’ambiente.
Ma, ancor di più:
Molti ci si mettono d’impegno, esaltando l’efficacia dei “piccoli gesti” per salvare il pianeta.
Sui social netword si moltiplicano i contenuti che spingono agli sforzi individuali. Ad esempio, sul blog Ca commence par moi si possono imparare 365 piccoli gesti per lottare contro il riscaldamento globale.
Questo genere di contenuti trova vasta risonanza presso qui cittadini consapevoli che si sento però impotenti, perchè propone soluzioni di rapida attuazione, usando un tono allegro, festoso, e soprattutto lasciando intendere che non sia necessario nessun cambiamento profondo nella società.
Su queste righe abbiamo riflettuto a lungo, dato che la nostra associazione — e le sue socie, soci e sociɜ — pone il proprio focus esattamente sull’importanza dei gesti individuali…
C’è stato un momento di quasi autoanalisi, in cui ci siamo messɜ in dubbio come individuɜ, sentendoci presɜ in causa per il nostro modo di agire; tuttavia, discutendone, siamo arrivatɜ alla conclusione che questa sorta di critica verso la naïveté delle persone “attive” sul tema non avesse l’obiettivo di screditare i gesti delle singole individualità — perchè, in effetti, siamo proprio noi persone individuali e creare la comunità — ma quello di stimolare le persone già consapevoli e attente al proprio impatto ambientale, spostando la loro attenzione dalla sfera individuale a quella sistemica, che è di fatto quella su cui è più difficile agire pur agendo con attenzione nei confronti dell’ambiente.
In breve, ci siamo trovatɜ d’accordo nel concludere che sia necessario continuare ad agire individualmente, ma che affianco al proprio agire sia ormai imprescinidible dare forma a un pensiero eco-politico, sia da solɜ che all’interno della propria comunità, che ci permetta di avere o costruire una prospettiva globale di lotta ambientalista.
In linea con questo argomento, mi è capitato recentemente di vedere “Mi abbatto e sono felice,” uno spettacolo della compagnia teatrale torinese Mulino ad Arte, in cui l’unico attore fa il suo monologo — lungo un’ora e qualcosa — sul tema della decrescita, quasi sempre pedalando sulla bicicletta di suo nonno, trasformata con un progetto del Politecnico di Torino e resa in grado di illuminare l’attore stesso durante il suo monologo “a impatto (quasi) zero”.1
Il monologo, all’interno di una narrazione legata alla storia del nonno, parla di cambiamento climatico e sostenibilità ambientale; lo fa, ovviamente, in modo veloce e forse semplicistico, dando la sensazione che pochi gesti siano sufficienti a cambiare le cose, proprio come l’effetto lente d’ingrandimento di cui scrive Emma.
Però, per la stessa ragione per cui l’azione individuale può diventare collettiva, anche il fatto che nei teatri si porti avanti la discussione ambientalista, e che potenzialmente persone molto diverse e lontante dall’argomento possano avvicinarcisi anche in questo modo, è senza dubbio un’altra goccia di individualità che permette di far arrivare nuove consapevolezze a una parte di collettività fuori dalla “bolla”…
E tu, pensi che l’azione individuale possa portare a cambiamenti sistemici? Se sì, come?
Prima di salutarti, ti ricordo che a fine giugno ci sarà il nostro ultimo incontro Verdeleggo prima dell’estate: se ti va di esserci, lascia qui la tua email! Nei prossimi giorni, ti faremo sapere di quale libro discuteremo 🧡
Sciauuuu e buon 1° maggio!
Giulia
Se ti interessa, dai un’occhio al Teatro a Pedali — qui, a pedalare per illuminare il palco non sono lɜ attorɜ, ma lɜ spettatorɜ (non tuttɜ, eh, solo quellɜ che si rendono disponibili 🙊).