Ciao tu,
come stai?
Qui tutto bene, anche se ti confesso che sono un po’ arrabbiata con chi gestisce lo scorrere del tempo nel mondo…ti pare che siamo già a fine febbraio?! Non ero pronta, lasciamelo dire.
Peraltro, non so quanto allegramente ti farò concludere il mese, con il racconto di oggi. Soprattutto dopo i tristi avvenimenti di Crotone, che sono purtroppo relativamente in tema con l’argomento…
In ogni caso, prima di buttarci nella lettura di oggi, volevo ringraziarti per averci aiutato a scegliere uno dei prossimi libri! Grazie al tuo voto, ecco un bel
📚🥁and the winner iiiiis 🥁📚
Scegliere il futuro – Affrontare la crisi climatica con ostinato ottimismo, di C. Figueres e T. Rivett-Carnac (trad. D. Theodoli), Tlon, 2021 (211 pagine).
Pensavo di parlarne ad Aprile, per cui se nel frattempo ti va di provare a leggerlo e farmi sapere cosa ne pensi, scrivi pure! Ti ricordo che, se preferisci non comprare il libro nuovo, puoi cercarlo sul catalogo della biblioteca del tuo paese (o richiederne l’acquisto!), oppure controllare se, su siti quali AccioBooks o Libraccio, ne vendano già di seconda mano. Se invece preferisci averlo fresco di stampa e sempre disponibile nella tua libreria domestica, ti invito a servirti di piattaforme come Bookdealer, che sostengono librerie indipendenti locali.
E ora…andiamo!🍅
In questo secondo Steps, parliamo di ambiente e sostenibilità in modo intersezionale, focalizzandoci sul tema della sostenibilità sociale in ambito agricolo – perché la sostenibilità ambientale dipende anche dall’etica del lavoro!
La storia di cui parliamo oggi è tratta dal fumetto di Marino Neri e Gabriele Cruciata, intitolato Una terra di caporali e pubblicato nel secondo numero della Revue Dessinée Italia (2022, pagine 37–57).
Il sociologo Marco Omizzolo, protagonista del fumetto, ci guida alla scoperta delle agromafie e dei danni che queste causano sia a livello ambientale che umano.
Ci troviamo in provincia di Latina, ai piedi del Circeo, area dalla già triste fama: accanto a ville di lusso e a case in riva al mare, “interi eserciti di braccianti vengono sfruttatз, picchiatз e talvolta ridottз in schiavitù”.
Secondo il caso studio “Sfruttati” di OXFAM-Terra (2018), 430 mila sono i lavoratori agricoli irregolari in Italia; 100.000 di questi sono vittime di sfruttamento. L’80% sono cittadinз stranierз. Accade anche nel Lazio meridionale dove oggi,
molti dellз braccianti attivз nella zona sono indianз di religione Sikh, (...). Si stima che lз Sikh – arrivatз in questa zona attorno agli Anni Novanta prevalentemente dall’area del Punjab – oggi siano circa 20mila solo nella provincia di Latina. Nel tempo hanno tirato su famiglie ed eretto anche un tempio a Cisterna di Latina. La quasi totalità lavora come bracciante.
La prima storia raccontata è quella di J., circa 40 anni, che di lavoro raccoglie ravanelli. Per farlo — per lavorare — è costretto a stare sempre in ginocchio sulla terra, dalla mattina al tardo pomeriggio, ma è spesso obbligato a lavorare fino a tarda sera.
Ufficialmente J. guadagna 9€ all’ora. Però parte del suo stipendio lo trattiene l’azienda. Mentre un’altra parte va al caporale indiano che lo ha aiutato a trovare lavoro. A lui rimangono 3€ all’ora, per turni da 10–12 ore a seconda della stagione.
Ma cos’è, esattamente, un caporale?
Secondo la definizione che ne dà il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con l’espressione “sistema del caporalato” si fa riferimento
all'intermediazione, il reclutamento e l'organizzazione illegale della manodopera nonché allo sfruttamento lavorativo (prevalentemente) in agricoltura (...). Lз cosiddettз caporalз, al di fuori dei normali canali di collocamento e senza rispettare le tariffe contrattuali sui minimi salariali, fungono da intermediari con lз datorз di lavoro, arruolando la mano d'opera e trattenendo per sé una parte del compenso (una sorta di tangente). Tratto cruciale del fenomeno è il monopolio del sistema di trasporto, che costringe lз braccianti a dover pagare anche lo spostamento verso i luoghi di lavoro.
O, per dirla con le parole di Omizzolo, “il caporalato funziona con unә caporalә che recluta lә lavoratorә e fa da filtro con lә imprenditorә. In cambio, controlla lә bracciante e trattiene buona parte del salario, con la complicità dellә imprenditorә. E chi non ci sta e chiede i soldi guadagnati: “riceve la propria parte”.
Chi lavora sotto caporale, insomma:
deve pagare il trasporto e i beni di prima necessità per circa 8–12 ore di lavoro: nei casi più estremi, lavoratori migranti percepiscono un salario di 1€ l’ora. La situazione è ancora peggiore per le donne sotto caporale, che percepiscono un salario inferiore del 20% rispetto ai loro colleghi. Questз lavoratorз ricevono una paga che oscilla tra i 20 e i 30€ al giorno, e un salario inferiore di circa il 50% rispetto a quanto previsto da CCNL e CPL. Lavorano a cottimo, per un compenso di 3/4 € per un cassone da 375 kg. In Italia, lз lavoratorз agricolз sottopostз a grave sfruttamento non hanno alcuna tutela o diritto garantito, né dai contratti né dalla legge. Il tasso di irregolarità in agricoltura si aggira intorno al 58% (Rapporto di Ispettorato Nazionale del Lavoro 2020, citato da Altromercato).
Inoltre, non di rado, queste persone sono vittime di violenze fisiche e psicologiche quando si trovano nei campi; vivono in condizioni abitative estremamente problematiche, spesso senza acqua corrente e luce; fanno uso di droghe (quelle sintetiche, che costano meno e non fanno sentire la fatica) per sostenere i ritmi a cui sono sottoposte…
Ci pensi che, per una buona parte della nostra vita, abbiamo tendenzialmente mangiato prodotti (e come i pomodori ce ne sono tanti altri) – di cui tanto ci vantiamo e che ergiamo a rappresentanti di una fantomatica “italianità” – che sono il risultato di tanto dolore e tanta ingiustizia?
Sì, scusa…questa newsletter ha preso una deriva troppo malinconica.
Per fortuna, il fumetto ci racconta anche dei successi ottenuti: nel 2016, l’Italia ha approvato la miglior legge europea contro il caporalato e, mentre nel resto d’Europa, si prevedono “soltanto” pene severe per chi sfrutta lavoratrici, lavoratorз, lavoratori e per chi organizza sistemi di caporalato, in Italia è stata anche prevista “l’istituzione di una rete di aziende certificate che rispetta i diritti di chi lavora”.✌🏽
Non ti spoilero tutto il fumetto, che magari ti viene voglia di darci uno sguardo, ma ti dico che per me è stato molto utile perchè mi ha aiutato a mettere nero su bianco l’effetto domino che un sistema tossico e malato come quello del caporalato può produrre (e anche un po’ a mettere in chiaro quale sistema economico si nasconda a sua volta dietro a quello del caporalato. Giusto un suggerimento: inizia per C e finisce per APITALISMO).
Districare, individuare e venire a capo delle connessioni che ci sono tra ambientalismo, antirazzismo, anticolonialismo, diritti del lavoro, e persino femminismo è sempre un grande e gentile atto di cura verso noi stesse, stessз, stessi e le persone che abbiamo o scegliamo di avere accanto. Non smettiamo di ricordarci a vicenda che anche noi siamo parte di questa intricata rete, che siamo agenti attive, attivз, attivi…
Dici che la cura che abbiamo dell’ambiente dovrebbe essere direttamente proporzionale a quella che abbiamo per le persone e gli animali che popolano questo mondo…?
Quindi…cosa possiamo fare noi?
Il primo passo lo stiamo facendo proprio ora, assieme (ma sono certa che, da persona intelligente e informata quale sei, già lo facevi da tempo): ci stiamo informando su cosa si nasconde dietro al cibo che mangiamo. Provare a rimanere informate, informatз, informati su temi come il caporalato e renderli argomenti di confronto anche con la nostra cerchia di persone del cuore ci permette di aumentare la nostra consapevolezza a riguardo.
Assieme a riflessioni e dibattiti, sempre necessari, si può provare ad agire per non finanziare queste realtà di sfruttamento:
Se ti è possibile autoprodurre o coltivare i prodotti alimentari incriminati, puoi rileggere la newsletter di gennaio e provare ad impostare il tuo orticello, che sia individuale o in un orto comune;
Altrimenti, prediligi più che puoi produzioni e filiere etiche. Per esempio, Altromercato – azienda da sempre attenta all’etica di produzione oltre che allo sfruttamento ambientale – vende prodotti esplicitamente “caporalato free”.
Steps d’Impatto del libro: 🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽/10
Lo consigliamo alle persone a cui…vada di farsi guidare da un fumetto all’interno di un mondo di cui non si sa mai abbastanza, nel quale razzismo, diritti dei lavoratori e ambientalismo si intrecciano in modi talvolta spaventosamente tragici.
Se questa storia, breve ma intensa, ha stimolato il tuo intelletto, e ti va di approfondire l’argomento, ecco due consigli con cui continuare: il film The Harvest (Andrea Paco Mariani, 2018), che indaga il rapporto che la comunità Sikh dell'Agro Pontino ha con il lavoro e il caporalato e il libro Sotto padrone: Uomini, donne e caporali nell’agricoltura italiana (Marco Omizzolo, Feltrinelli, 2019).
Per lз più piccinз
Tratto da un libro per persone adulte, stavolta ti propongo Il dilemma dell’onnivoro di Michael Pollan (Aboca Edizioni, 2022, 368 pagine) nella sua versione per ragazze, ragazzз, ragazzi.
Questo libro porterà la tua prole a scoprire più da vicino come e dove vengono coltivate le cose che mangiamo. Per un’introduzione “alla larga” sul tema del caporalato… 🙃
Dai, oggi ce l’ho fatta a non dilungarmi troppo, no? Come sempre, fai un fischio se ti va di dirmi la tua 🧡
Ci sentiamo a fine Marzo!
Giulia