Hey là,
come butta?
Arrivare alla fine di questo maggio è stata dura: ti risparmio un riassunto delle atrocità ambientali del mese — ne puoi leggere, per esempio, sull’ultima puntata de Il Colore Verde di Nicolas Lozito, o su questo articolo dell’Internazionale.
Il libro di cui parliamo questo mese, però, affronta di petto una delle principali cause che hanno portato alla crisi climatica e ai suoi effetti sul nostro Pianeta; e lo fa in modo a dir poco irriverente e provocatorio!
Di che libro sto parlando? Di Cambiamo il sistema, non il clima! di Emma (2022, Editori Laterza, 93 pagine), resa famosa in Italia dal suo Bastava chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano (2020, Editori Laterza).
Con un evidente richiamo al movimento System Change, Not Climate Change, questo libro-fumetto si divide in tre capitoli che, di fatto, affrontano un unico grande tema da prospettive diverse: si parla di combustibili fossili e di capitalismo, e delle conseguenze che questa combo continua a provocare.
In Cambiamo il sistema, non il clima!, quindi, non troverai grandi informazioni sull’impatto della produzione della carne, degli allevamenti intensivi, dell’agricoltura o del caporalato agricolo, ma potrai farti un’idea di come un gran numero di governi e multinazionali porti avanti strategie di greenwashing a livello sistemico, e di come queste influenzino la nostra quotidianità.
Si parte da lontano, dalla storia della macchina a vapore che, ci dice Emma citando A. Malm, è “ormai ampiamente riconosciuta come quel fatale passo avanti che ci ha fatto entrare in un mondo più caldo” e che ha segnato l’inizio del surriscaldamento climatico. Emma si rifà alle informazioni diffuse dal penultimo report dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), uscito nel 2014,1 per parlare delle conseguenze attuali di questo “passo avanti”.
Alla fine del primo capitolo, dunque, l’autrice ci invita non soltanto a impegnarci, come società, nel cambiare le cose, ma anche a cercare di comprendere perchè, “nonostante tutte le informazioni fossero a disposizione da almeno 30 anni, i nostri governi non abbiano fatto nulla” (pag. 25).
Il secondo capitolo parte abbomba con una rivelazione: la situazione che ci troviamo di fronte è questa anche perchè
le decisioni che hanno strutturato la nostra società a partire dall’era industriale sono state prese da una minoranza di persone da e per loro stesse. E l’obiettivo principale di questa minoranza non è il futuro dell’umanità, ma l’accumulo di capitale (soldi, insomma). (pag. 29)
(Oh, so che ti ho lasciato indendere che si tratta di un libro divertente…e lo è! Nelle sue vignette, che è un peccato non poterti condividere qui, riporta questi fatti con molta arguzia!)
Arriva poi ad affrontare lo spinoso tema dellз negazionistз del cambiamento climatico, lз quali — soprattutto all’interno dei grandi gruppi industriali — hanno a lungo finanziato e pubblicizzato minoranze scientifiche che negavano la realtà del riscaldamento globale.
Emma riporta, come esempio, l’estratto di un rapporto del GCSCT (Global Climate Science Communication Team, Team globale per la comunicazione sulla scienza del clima), finanziato da Exxon Mobil — una delle più grandi compagnie petrolifere statunitensi — pubblicato nel 1998 dal New York Times (!):
Noi avremo vinto il giorno in cui il cittadino medio comprenderà che la scienza del clima non è esatta. Avremo vinto il giorno in cui i media comprenderanno che la scienza del clima non è esatta. Avremo vinto il giorno in cui quelli che promuovono il protocollo di Kyoto, appellandosi alla scienza, saranno giudicati come persone scollegate dalla realtà. (pag. 38)
Fortunatamente, però, con l’andar del tempo, la realtà delle cose è emersa e, benchè ad oggi non si possa dire che lз negazionistз del cambiamento climatico non esistano più, la maggior parte delle persone è consapevole della veridicità dei cambiamenti climatici e, soprattutto, delle loro conseguenze. Questa epifania comunitaria ha, dunque, costretto i grandi gruppi industriali e i governi a proporre “soluzioni alternative”.
Nel suo modo esilarante, Emma le elenca nel corso di questo secondo capitolo, in una modalità che non tenterò nemmeno di replicare. Di seguito, un esempio di “soluzione alternativa”:
Cari tutti,
va bene, d’accordo, ma potete comunque comprare tutta la nostra roba senza preoccuparvi, perchè abbiamo un’altra fantastica soluzione per il pianeta che si chiama il riciclo la scienza.
Quindi abbiate fiducia e dateci i vostri soldi.
Firmato: i capitalisti
Nella fase in cui “i capitalisti” hanno ormai puntato tutto sulla colpevolizzazione dellə bruttə e cattivə consumatorə-che-inquina, emergono molte riflessioni che possono aiutarci a comprendere ancor meglio perchè sia utile puntare ad un cambiamento sistemico — ma non ti faccio troppi spoiler!
Come sai, quello dell’azione individuale è un argomento molto caro a Impatto; leggere le pagine che Emma dedica al tema, ci mette di fronte all’evidenza che, su scala globale, gli effetti delle scelte della singola persona hanno, di fatto, un peso molto limitato. Certo, se ne legge e parla sempre più spesso — ne abbiamo discusso varie volte anche all’interno di questa newsletter — ma le vignette dirette e provocatorie di Emma, che rendono veramente facile immedesimarsi negli esempi presentati, mi hanno portato a riflettere ancora una volta su quali obiettivi dovrebbero avere gli sforzi individuali.
La conclusione cui continuo ad arrivare, che ricalca un po’ anche i concetti emersi da Scegliere il futuro (di cui abbiamo parlato qui), è che per cambiare le cose, bisognerebbe iniziare a pensarci globalmente come parte di una comunità, iniziare a parlare di un “noi”, non più di semplici individuз e di singoli “io”: ragionando in questo modo, forse, ci sarà possibile interpretare le azioni dellз bruttз e cattivз consumatorз-che-inquinano come azioni che ci rendono tutte, tuttз, e tutti responsabili nel cercare di modificare ciò che sta accadendo al nostro pianeta.
Ma torniamo a Emma e alle sue arguzie! L’autrice — magistralmente — ci dice
(estratto da pag. 54 a 67)
Ma quindi, quali soluzioni ci sono a questo dramma che è l’esistenza umana?
Come Emma racconta nell’ultimo capitolo, bisogna puntare a svincolarsi dalla logica del mercato, prendendo decisioni che siano efficaci e giuste, quali:
organizzarsi affinchè la nostra società funzioni senza automobili, con più scuole, più ospedali nella vicinanze e trasporti pubblici di qualità;
creare linee ferroviarie intercontinentali;
allestire circuiti per i consumi di prodotti alimentari locali.
E tutto questo dovrebbe essere discusso collettivamente e democraticamente, in funzione dei bisogni di ciascunə.
Sì, lo so, dettà così suona come un processo lungo, ai limiti dell’impossibile. Tutti insieme possiamo farcela. Politicizzandoci e organizzandoci, lontano dai principali responsabili: i capitalisti e i governi al loro servizio. (p. 92)
Per questo, ci incoraggia ad avvicinarci a organizzazioni anticapitaliste e a discutere sulle varie modalità di lotta collettiva e di auto-organizzazione. I suggerimenti pratici di oggi, quindi, vanno in questa direzione: impariamo a conoscere il nostro territorio, cerchiamo realtà che ci offrano possibilità di agire collettivamente e in modo auto-organizzato — o, perchè no, creiamole noi, queste realtà!
Niente di trascendentale, eh: si parla, oltre che di gruppi apertamente politicizzati (che, diciamocelo, possono non piacere a tuttз), di realtà come quelle dei G.A.S., i Gruppi di Acquisto Solidale, o di botteghe volte al riuso in cui le cose non hanno un prezzo fisso (la reference è a questa realtà, presente in Austria), o di gruppi con cui poter organizzare eventi come swap parties in cui scambiare i nostri vestiti o bookcrossing con cui dare la possibilità anche ad altre persone di amare i libri che noi abbiamo amato…ti viene in mente qualcos’altro?
Steps d’Impatto della lettura: 🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽 /10
Lo consigliamo alle persone che…vogliono cercare di capire come il capitalismo si serva del greenwashing (oltre che dei combustibili fossili!) e che vogliono guardare al cambiamento climatico con lenti diverse, irriverenti e pungenti.
Per lз più piccinз adultз
Dal momento che il libro di Emma si presta bene ad essere letto anche da un pubblico di giovani adultз, il consiglio di oggi è rivolto a chi questз giovani adultз li forma. Il libricino che ti propongo è La rivoluzione della cura: Uscire dal capitalismo per avere un futuro di Marco Bersani (2023, Alegre, 126 pagine).
Anche se di piccole dimensioni, La rivoluzione della cura è un densissimo compendio storico-filosofico (forse poco volto alla pratica) in cui Bersani ci porta a riflettere sul concetto di capitalismo e su come questo, quasi per definizione, non soltanto produca incuria, ma si basi proprio su di essa.
Una tra le cose che mi tengo dal testo di Bersani è l’idea che il cambiamento
complicato ma necessario, sia il passare dal “fare rete” al “costruire tessuti”, ovvero realtà concrete in grado da una parte di praticare esperienze di alternativa di società e dall’altra di renderne evidente a tutte e tutti la possibilità.
(estratti da pagg. 119-120)
Che mi dici? Hai letto uno di questi due libri? Se sì, che ne pensi, ti hanno fatto riflettere? 🐨
Dai, ci risentiamo a giugno ❤️🔥
Giulia
P.S.: Ma tu, nella vita, che fai? Lavori? Se sì, avrai già sentito parlare fino allo sfinimento di 2 per mille, 5 per mille, 8 per mille; si tratta di alcune tra le tasse che ogni lavoratorə italianə deve pagare a fine anno, al momento della dichiarazione dei redditi.
La buona notizia? Da quest’anno, puoi donare il tuo 5x1000 anche a Impatto!
Per sapere come fare, leggi qui🌱