Ciao creatura,
…ma dimmi: al 31 gennaio, possiamo ancora augurarti un buon 2024?
Vabbè, dai, facciamo di sì! Come è iniziato il tuo anno?
In casa Impatto, con il botto: non so se hai notato che il nostro mitico team di podcast, formato da Carlotta, Cecilia e Fabia, ha lanciato un nuovo podcast interessantissimo chiamato “Mestieri d’Impatto” (puoi decidere qui su quale piattaforma ascoltarlo…corri!)?
🎙️Di cosa parla? Si tratta di una serie di interviste a persone “qualunque,” che hanno fatto della loro professione un’espressione dei propri valori. Nella prima puntata, Carlotta e Ginevra Candidi de Il lato b del marketing ci raccontano di come il marketing possa (e forse debba sempre più) essere inclusivo. Facci sapere che ti pare!🎙️
📚Lo spazio pubblicitario non è finito, perchè ti ricordo che il 26 febbraio comincia il nostro gruppo di lettura VerdeLeggo!⤵️
🌱 VerdeLeggo: il Gruppo di Lettura d’Impatto 🌱
Come funziona?
Il nostro gruppo di lettura si svolge online ed è (ovviamente!) del tutto gratuito...non serve nemmeno acquistare il libro nuovo: puoi fartelo prestare, prenderlo in prestito in biblioteca (o richiederne l'acquisto, se non dovesse essere già presente), comprarlo su Libraccio, Acciobooks, Vinted, o qualsiasi altro sito in cui sia possibile trovare libri usati. Ma soprattutto, puoi condividerlo con l'amica, l'amico, lə amicə che porterai alla discussione🦊
Cosa leggeremo, e quando?
🗓️📚 Per iniziare, lunedì 26 febbraio 2024, diciamo intorno alle 21, ci troviamo per commentare e discutere insieme Racconti da due pianeti: Storie di cambiamento climatico in un mondo diviso, a cura di John Freeman (Mondadori, 2023, 312 pagine tutte belle!).
Se ti va di partecipare e non ci hai già lasciato il tuo indirizzo email in precedenza, compila questo form!
Ti aspettiamo🌱
P.S. Puoi venire anche se il libro non l’hai letto, eh!
Ti starai chiedendo se questa newsletter si è trasformata in una fucina pubblicitaria 📢…posso tranquillizzarti che no, e infatti, ci buttiamo di botto nel primo libro letto quest’anno ad Impatto: Le strade del tè: Sorseggiare il tempo (Lucie Azema [trad. Nunzia de Palma], 2023, Tlon, pp. 203, cartaceo: 16€).
All’interno di questo libro — che definirei scorrevolissimo — Azema ci racconta le Storie del tè, mescolando all’esperienza personale un bel po’ di fatti storici che approfondiscono alcuni “lati oscuri” delle produzioni e della diffusione di questa bevanda tanto amata nel mondo.
Insomma: se la sostenibilità ambientale non è la tematica principale nella narrazione, il tema torna fuori molto spesso, e sempre connesso a tematiche diverse. Di seguito, vediamo giusto due, perchè come sempre a noi piace fare spoiler ma non troppo — così, se ti ispira, il libro puoi leggerlo anche tu!
Inizio subito con una citazione, tratta dalle pagine iniziali del libro (p. 36), che con la sostenibilità ambientale ha a che fare soltanto collateralmente, ma che ha molto risuonato in me, soprattutto dopo la lettura del libro di Stefano Mancuso:
L’umanità, quindi, si è fondata sul movimento che ne costituisce la specificità e la coerenza. Perché l’essere umano non è un albero o una pianta, non mette radici nella terra, non può mettere radici nella terra, non può accontentarsi di un luogo e di un’identità unica, deve quindi rompere gli spazi che egli stesso ha messo sotto chiave. Anche quanto l’Homo sapiens ha eretto frontiere, imperi, regni, tribù, nazioni, non ha mai smesso di cercarsi nello spostamento, in una peregrinazione fondante.
Ti ricoridi l’articolo 3 de La Nazione delle Piante, di cui abbiamo parlato nella scorsa newsletter? Mi ha piacevolmente sorpreso ritrovare un concetto molto simile, che vede il movimento alla base dell’umanità, e in qualche modo ne mostra e discute la problematicità in senso molto ampio😁
Partendo dal focus sul movimento, strumento base dell’appropriazione del tè per mano della parte di mondo con più potere, Azema ci introduce alle rotte di terra e di mare che hanno caratterizzato questo commercio dagli albori.
Ovviamente, tutto inizia sempre con “C’era una volta un maschio bianco, abile, in una posizione di potere”🙋😆
Lз plant hunter e il colonialismo
La figura dellз cacciatorз di piante inizia a proliferare intorno al 18° secolo, quando studisз di botanica ed esploratorз occidentalз decidono che è arrivato il momento di cercare specie vegetali sconosciute in un territorio che molto probabilmente hanno colonizzato, e di riportartle nei propri Paesi per riempire i nostri musei di storia naturale.
Azema ci racconta di Robert Fortune, che, nel 1848, viene inviato in Cina dalla Società reale d’orticoltura di Londra per riuscire a scoprire il segreto del tè….
Sotto copertura, fingendosi — a quanto pare, senza riuscirci — una persona cinese, riesce a studiare la composizione del suolo dove crescono le piante di tè, i metodi di trasformazione, di essicazione, e ossidazione (p. 65).
Non contento, riesce a spedire (chiaramente non chiedendo il permesso a nessuno) circa 20mila piante di tè in India e “creare così un cataclisma nel commercio mondiale dell’epoca, rompendo il monopolio cinese del tè.”
[Ancora una volta, torna alla mente La Nazione delle piante, in particolare la storia del colore rosso e l’esportazione coatta di piante di fico d’India dal Messico all’Australia per far proliferare la cocciniglia…]
La zona dell’India in cui questo tè viene inviato è il famoso Darjeeling, nell’India dell’Nord: immaginati, come lo definisce Azema, “un continente di foreste,” che ben presto viene trasformato in questo:
Tutto bellissimo da vedere, profumatissimo da annusare, esoticissimo da raccontare, ma…
per rendere Darjeeling l’oasi che vediamo oggi sono stati commessi abusi e violenze. Infatti, affinchè il tè fosse prodotto in maggiore quantità — e a prezzo ridotto — e riempisse le tazze europee, il Raj, che ormai non aveva bisogno di commerciare con la Cina, ordinò di disboscare le regioni di Darjeeling, dei Nilgiris e di Assam e organizzare immense piantagioni. L’esplosione del consumo di tè nel vecchio continente contribuì a una notevole crescita economica dei Paesi europei da un lato, e alla sottomissione dei popoli colonizzati dall’altro.
Una cosa simile, racconta Azema, accade anche sulla traiettoria del tè russo, che vede la sua produzione “delocalizzata” in Georgia: quando, infatti, alla fine del 19° secolo, la Russia si rende conto che il clima georgiano è particolarmente propizio per la coltivazione del tè, si decide — sempre e rigorosamente senza chiedere a chi quelle zone le abita — di riempire la regione di piantagioni da tè…
Il coolie trade
Come conseguenza dell’aumento di interesse verso la produzione e il commercio del tè, esplode anche la cattura di persone libere destinate ad essere vendute come schiave:
Due milioni di facchini, principalmente uomini, ma anche donne e bambini, e appartenenti alle minoranze tibetane percorrevano a piedi centinaia di chilometri, gravati, in alcuni casi, di oltre cento chili di tè. (…) camminavano ad alta quota per settimane, lontani dalle loro famiglie e in condizioni climatiche difficili, con temperature al di sotto dello zero (…). Quando sopravvivevano, arrivati a destinazione, ripartivano nella direzione opposta, questa volta carichi di muschio, lana, corna e altri prodotti tibetani. Trasportare il tè a piedi era l’equivalente su terraferma del lavoro del galeotto. E con l’avvio della produzione di tè nelle colonie inglese, la migrazione forzata e lo sfruttamento dei lavoratori aumentarono in maniera considerevole.
Per questo, intorno agli anni ‘40 dell’800, viene inventato il sistema del coolie trade, un qualcosa di molto simile al commercio dellз schiavз: le persone a cui veniva imposto lo status di coolie, solitamente in conseguenza di mancati pagamenti o indebitamenti di vario genere, non solo erano costrette a ripagare il debito in prima persona, ma lo lasciavo spesso anche allз proprз eredз; in pratica, ti veniva fatto un contratto di lavoro per ripagare i tuoi debiti — un contratto che costringeva te, ma anche lз tuз figlз, ad emigrare verso la Malesia, l’Africa orientale inglese, o per lavorare proprio nelle piantogioni di tè in Sri Lanka, come è successo a 8 milioni di persone indiane (così per dire, eh!).
“Vabbè,” dirai tu, “era l’800! Oggi la situazione sarà sicuramente migliore!” Mi spiace contraddirti ma, racconta Azema (e ne trovi conferma anche in questo articolo della BBC, in inglese, di una decina di anni fa):
Anche se lo status di coolie è stato ufficialmente abrogato, un circolo infermale di indebitamento schiaccia ancora la vita dei lavoratori delle piantagioni di tè (in particolare nella regione dell’Assam). E in alcune piantagioni — persiono quelle certificate “senza schiavitù” — i lavoratori sono sottopagati, e le ragazze, procacciate attraverso il traffico di esseri umani, schiavizzate.
Insomma, non stiamo proprio al top manco oggi, diciamocelo…
Concludo, giusto per lasciarti un po’ di languorino, con una frase che riassume un momento più recente negli sviluppi della funzione del tè all’interno delle nostre società (p. 131):
In seguito alla sua sedentarizzazione, il tè è diventato allo stesso tempo riflesso e prodotto delle società, aderendo, nel bene e nel male, ai contorni di ogni collettività. In questo modo, la bevanda è diventata poco a poco una questione di classe e di genere. Di classe, innanzitutto, perchè il tè non sfuge ai rapporti gerarchici delle nostre società; di genere, poi, perchè sdentarizzandosi, dopo aver esplorato gli spazi infiniti, il tè è stato relegato alla sfera domentsica — e quindi a coloro che, tradizionalmente, vengono confinate a questi spazi finiti: le donne.
Qui si apre un vaso di Pandora, e chi sono io per toglierti il piacere di farti inondare da una serie di vecchie e nuove consapevolezze che ti faranno vedere e gustare il tè che stai bevendo proprio ora con lenti diverse...
Prima di salutarci per davvero, però, abbiamo un po’ di pilloline post-tè per te ⤵️
🫖Pillole di sostenibilità post-tè 🫖
La nostra Francesca ha raccolto per te, che sicuramente bevi tè in quantità industriali, qualche consiglio su cosa fare con il tè (e le sue eventuali bustine) una volta gustato e rigustato.
1. In cucina 🌶️
Sapevi che puoi usare le bustine di tè per preparare un delizioso brodo? È sufficiente mettere in infusione in acqua bollente alcune bustine di tè usate, per poi cuocere i cibi, come di consueto, nel brodo che si è creato. Il tè aromatizzerà sottilmente il riso o le verdure. Il preferito di Francesca è l'infuso di tè nero affumicato Lapsang Souchong, che si sposa meravigliosamente con riso e pesce.
2. Sul corpo 🛁
Semplice ma efficace: puoi usare le bustine di tè per lenire scottature, irritazioni della pelle o punture di insetti, semplicemente applicandole sulle zone interessate.
3. In casa 🏡
Lucidare finestre e specchi: per pulire vetri e specchi, puoi preparare un detergente ecologico ed economico con le bustine di tè nero. Metti in infusione alcune bustine di tè usate in un po' d'acqua e, quando è tiepida, versa la miscela in un flacone spray e inizia a pulire i vetri come al solito. Brillantezza garantita!
4. In giardino 🌱
Il tè è un fertilizzante naturale: ti basterà cospargere il tè sfuso intorno alle piante d'appartamento o in giardino per nutrire il terreno e favorire la crescita sana delle piante. Il tè è ricco di nutrienti benefici come azoto, fosforo e potassio, essenziali per la salute delle piante.
Se questa breve lista ti incuriosisce, trovi altre splendide idee nel nostro articolo a tema, qui!
Steps d’Impatto della lettura: 🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽/10
Lo consigliamo a chi…abbia voglia di scoprire un bel po’ di fatti sulla storia del tè (con cui ammorbare la gente), ma soprattutto sul suo livello di sostenibilità socio-ambientale, prendendo in considerazione l’intersezione tra colonialismo, schiavismo, ambiente, e discorso di genere. Insomma, è un libro per chi vuole decostruire anche quelle poche certezze che rimanevano salde nella vita, tipo “vieni a bere un tè a casa mia” 😆
Per lз più piccinз
Sta volta un consiglio a tema rifiuti:
Ada e i rifiuti (Scritto da Adonella Comazzetto e Marianna Turchi; illustrato da
Marissa Morelli, dai 4 anni, Carthusia editore) è una lettura attiva nel vero senso della parola, perchè il libro è corredato da attività e giochi dedicati all’educazione ambientale!
E tu? Hai letto questo libro, o qualche altro libro interessante? Faccelo sapere❤️🔥
Ci vediamo a VerdeLeggo, cuore!