Ciao cuore!
Ti stai godendo i bei colori dell’autunno?
A parte i cicloni, gli uragani, le inondazioni e le guerre che continuano a imperversare attorno a noi, come stai?
Noi si procede…
Ti ricordi che, nello scorso Step d’Impatto, ti avevo preannunciato una sorpresona? Beh, ci siamo, ora è ufficiale: una parte del nostro team ha creato una nuova, strepitosa, #impattochallenge. Si tratta di Portafoglio Sostenibile, una challenge in cui Francesca, Elena, Andrea e Fabia ti accompagneranno alla scoperta di quale e quanto impatto possano avere i nostri risparmi sull’ambiente e sulla società.
Attraverso le 5 sfide create, potrai:
acquisire nuove consapevolezze relativamente al tuo percorso verso una maggiore sostenibilità🫶🏻
conoscere i retroscena dei soldi che girano nel nostro portafoglio🧾
riflettere sui tuoi acquisti, sui tuoi risparmi e sui tuoi valori👛
trovare (e provare!) strumenti concreti per ridurre l’impatto ambientale e sociale dei tuoi soldi🏃🏻♀️
conoscere e destreggiarti tra le realtà virtuose che ti circondano☘️
Insomma, si tratta di un ottimo strumento personale creato per aiutarti a concludere il 2024 con qualche consapevolezza in più e per iniziare un 2025 con una nuova prospettiva di sostenibilità! 🌱💶 Se vuoi unirti o saperne di più, clicca qui!
Inoltre, ti ricordo che lunedì 16 dicembre, intorno alle 21, ci troveremo per chiacchierare dell’ultimo libro del nostro gruppo di lettura Verde Leggo per questo 2024. Discuteremo di Un posto piccolo, un libro veramente piccolo che parla di temi veramente grandi, scritto da Jamaica Kincaid (2000, Adelphi, 83 pagine). Puoi iscriverti all’incontro qui. Ci sarai?
Oggi, tra le altre cose, parliamo proprio dell’ultimo libro letto a VerdeLeggo, Se pianto un albero posso mangiare una bistecca? Guida scientifica per un ambientalismo consapevole di Giacomo Moro Mauretto (2023, Mondadori, 228 pagine).
Sappi che qui (e forse nemmeno nel libro) troverai una risposta alla domanda del titolo, ma forse va bene così…
Il libro, denso di fatti e di dati, ci ha fatto discutere molto: anche se non ci siamo sempre trovate d’accordo con la prospettiva dell’autore, che a volte suona più scientista che propriamente scientifica, la guida propone spiegazioni interessanti e punti diversa diversi sulle narrazioni più semplicistiche a tema sostenibilità — del tipo “per salvare il pianeta, basta fare la raccolta differenziata e usare meno plastica monouso”…
Abbiamo scelto per te due tematiche presentate da Moro Mauretto su cui ci è particolarmente piaciuto ragionare…
Il trade-off✅
Nella sua introduzione, Moro Mauretto parte da un esempio molto semplice: una mattina, di fretta, deve preparsi il caffè e decide di fare una cosa che non fa mai: sceglie di prendere l’acqua dal rubinetto già calda. Inevitabilmente, il caffè ci mette meno del solito a preparsi. Allora, però, iniziano i dubbi: l’autore inizia a pensare di aver sprecato acqua per guadagnare tempo… ma la faccenda è davvero così semplice?
In effetti, si dice Moro Mauretto, probabilmente ha risparmiato anche un po’ di energia, dato che quando si fa andare una moka, una grande quantità di calore viene disperso nell’aria della stanza — e per fortuna che ha le piastre a induzione! Infatti, con il fornello a gas, la disperisione di energia sarebbe ancora maggiore, dal momento che la combustione rilascerebbe parecchia CO₂ e vapore acqueo caldissimi.
Dopo una serie di ragionamenti, quindi, si e ci porta a chiederci: quale sarebbe, di fatto, la scelta più ecologica per preparare il caffè? La mia prima risposta sarebbe stata: proviamo a smettere di bere il caffè o a ridurne l’apporto quotidiano, dato che anche la filiera produttiva di questa bevanda ha un impatto sociale e ambientale abbastanza intenso (leggi, tra le tante risorse dispoibili online, qui e qui)…
Ma no, giustamente la risposta è un più pragmatica😁, e Moro Mauretto introduce un concetto che ritornerà fino alle ultime pagine del libro.
Come si decide se è preferibile risparmiare acqua sprecando energia, oppure sprecare un po’ di acqua per risparimiare un po’ di energia (e guadagnare un po’ di tempo)? Il mio non è un tranello, voglio semplicemente introdurre uno dei concetti che incontreremo molto spesso ne corso di questo libro: il trade-off. Si parla di trade-off quando due o più variabili sono tra loro vincolate, e al crescere dell’una inevitabilmente cala l’altra. Nell’esempio della moka c’è un trade-off tra lo spreco d’acqua e d’energia. Entrambi gli sprechi possono essere associati a problematiche ecologiche. L’acqua è una risorsa esseziale, sia per l’umanità sia per gli altri organismi viventi: la carenza d’acqua peggiora la qualità della vita delle persone, e l’eccessivo utilizzo può mettere a rischio gli ecosistemi intorno a noi. D’altronde, l’energia che arriva nelle nostra case sotto forma di elettricità è in larga parte prodotta bruciando combustibili fossili, e quindi corrisponde a una certa quantità di emissioni di CO₂ e contribuisce all’aumento dell’effetto serra. Come si risolve questa impasse?
Il trade-off è fondamentalmente la nostra “bussola dei valori” (hai fatto la nostra #impattochallenge sull’alimentazione, vero? Se no, corri a recuperarla!), ossia quel procedimento esplicito o implicito che facciamo quando decidiamo di agire in un determinato modo: diamo la priorità ad un obiettivo, sapendo che la realizzazione degli altri verrà di conseguenza messa in secondo piano. Come dice Moro Mauretto, “non si può avere contemporaneamente del lavoro a basso costo, veloce e accurato: se la coperta si tira da una parte, si accorcia dall’altra.”
Si tratta di un’azione che facciamo inconsciamente ogni qualvolta dobbiamo prendere una decisione — per quale ragione, dunque, dovremmo pensare che questo non vada fatto quando si parla di scelte legate all’ambiente?
Questo capitolo mette in luce il fatto che essere sostenibili al 100% è un’impresa vicina all’impossibilità, soprattutto se si agisce individualmente e senza “pensare un po’ in grade” e che avere una cosapevolezza scientifica del perchè si compiono determinate azioni al posto di altre è sempre più necessario.
Le api sono in pericolo?🐝
Questo capitolo è stato uno dei più scioccanti e apprezzati dal gruppo, perchè spiega in modo chiaro i livelli di problematicità dell’argomento, da più punti di vista.
Moro Mauretto, infatti, parte dall’uso delle parole…e ora, vediamo se ha ragione!
Se non sai bene cosa rispondere, non ti preoccupare: il poblema non sei tu, dal momento che…
Con il termine “api” si fa riferimento a diversi gruppi di animali, via via più vasti, a cui le api da miele appartengono. Pensate che questa confusione a volte si trova anche negli articoli scientifici, e contemporaneamente con il termine bees si possono intendere: le api da miele; la famiglia Apidae, che contiene circa 5500 specie; il gruppo più ampio degli Anthophilia, a cui appartengono circa 16000 specie; l’intera superfamiglia Apoidea di cui fanno aprte circa 30000 specie, tra le quali anche gruppi di non impollinatori.
Sì, lo so che vuoi sapere se tutti gli alveari che hai regalato agli ultimi Natali e compleanni servono veramente a qualcosa, e se le api siano davvero in pericolo…
Partiamo con il dire che le api, indubbiamente, svolgono un ruolo preponderante nell’impollinazione delle piante che mangiamo, ma l’ape da miele da sola non ha un ruolo maggioritario, nonostante sia spesso la specie più abbondante nella biomassa; infatti, sono le api selvatiche (wild bees) ad avere un ruolo più importante nell’impollinazione!
E quindi come si è diffusa l’idea che l’ape da miele sia in pericolo, considerando che in realtà è una delle specie più “cosmopolite”, che ha raggiunto una vasta diffusione e un aumento notevole di colonie in tutto il mondo negli ultimi dieci anni?
La morìa delle api
Oltre alla confusione linguistica, sicuramente c’è la questione della morìa delle api (colony collapse disorder), che a cavallo del 2000 ha colpito moltɜ apicoltorɜ: ai tempo è infatti stato rilevato che una quantità importante di colonie, tra il 5% e il 30%, non riusciva a superare l’inverno. Per qualche anno a seguire, la narrazione relativa ai collassi, nonchè le immagini ad essa legate, hanno continuato a diffondersi, “contribuendo a imprimere nell’opinione pubblica l’idea che questo portasse inevitabilmente all’estinzione delle api da miele”.
Il bias della disponibilità
Ossia, quel processo-scorciatoia attraverso cui ci facciamo un’idea sbagliata di un fenomeno a causa della frequenza sproporzionata con cui una serie di eventi ci vengono presentati:
Se ogni anno mi viene raccontato che c’è una grossa perdita delle colonie, immaginerò un trend negativo. Se poi non mi viene raccontato che durante la tarda primavera la biologica fa il suo corso e da un alveare nasce una nuova regina in grado di raddoppiare il numero di colonie, è ovvio che il modello che mi costruisco è poco rappresentativo della realtà.
Le api mellifere: la specie delle untrici🍯
Negli ultimi anni, segnala l’autore, sta crescendo il sospetto che la proliferazione e l'eccesso di alveari stiano creando problemi alla flora e alla fauna in diverse regioni del mondo. In sostanza, le api da miele potrebbero contribuire al declino di altre specie di apoidei!
Inoltre, proprio per la grande diffusione delle api da miele, ci sono stati vari spillover, ossia salti di specie di patogeni che contagiano altre specie: molta letteratura scientifica parla di centinaia di casi in cui i patogeni delle api mellifere hanno fatto il salto di specie e contagiato altri animali, soprattutto altri apoidei (ma non solo).
Un alveare in regalo…?
Parrebbe che l’aggiunta di un alveare porti ad una maggiore competizione con le altre specie. Come riporta Moro Mauretto, ad esempio, durante la fine dell’estate, a causa di caldo e secco, poche specie di piante fanno fiori: questo significa penuria di cibo per gli impollinatori.
Un certo numero di apicoltorɜ, quindi, “imbroglia” i cicli biologici e fornisce nutrimento alle api: in questo modo, la colonia riesce a sopravvivere e continua a ingrandirsi. Allo stesso tempo, però, tutte le altre specie soffrono la carenza di cibo e acqua. In questo modo, le api da miele si distaccano dai meccanismi ecologici delle altre specie, e — arrivato l’autunno e fiorite nuove piante — orde di api mellifere “iniziano a bottinare come se non fosse successo nulla, mentre non si può dire lo stesso per le specie selvaggie”.
Insomma, in breve, le api che sono veramente in pericolo non sono quelle che abitano gli alveari, ma quelle che non vengono di fatto protette in nessun modo…
Moro Mauretto propone delle azioni pratiche che potrebbero migliorare questa situazione, invitandoci a ripensare la nostra ossessione per l’erba tagliata e creare “angolini della biodiversità” — aree in cui le api selvatiche possano trovare nutrimento — nei nostri giardini, nei parchi, affianco alle autostrade…
I capitoli successi presentano riflessioni altrettanto importanti su temi quali la riforestazione e il mangiar carne, ma ti lascio tempo di scoprirli in autonomia!
Come avrai avuto modo di intuire, Se pianto un albero posso mangiare una bistecca? è un libro che, fin dalle prime pagine, mette in luce un dilemma comune: può una scelta individuale essere davvero sostenibile? L’autore ci guida in un percorso che smonta l’illusione del “salvare capra e cavoli”, illustrando come le nostre decisioni individuali, per quanto consapevoli, raramente possano azzerare l’impatto ambientale. Attraverso dati concreti e riflessioni approfondite, il libro analizza in modo accessibile ma rigoroso la complessità delle nostre scelte, offrendo spunti di riflessione per chiunque voglia comprendere meglio l’influenza del proprio stile di vita sull’ambiente e sulle risorse.
Tuttavia, durante la discussione, è emerso come nel testo manchi una visione più globale che vada oltre le sole azioni individuali. Queste sono sì importanti, ma non possono essere l’unico strumento per affrontare il cambiamento climatico. Serve uno sguardo che consideri anche il sistema economico, che spesso orienta le nostre scelte, e i contesti culturali che influenzano i nostri comportamenti.
Quasi totalmente assente è, infatti, la dimensione della collettività, cui Moro Mauretto accenna brevemente nelle conclusioni, ma che è ormai essenziale per immaginare un cambiamento reale. In alcuni Steps d’Impatto, abbiamo già discusso di come responsabilizzare (o persino colpevolizzare) le persone singole sia funzionale al sistema socio-economico in cui ci troviamo ad agire, ma poco efficace per realizzare cambiamenti significativi su larga scala…
Ti lascio qualche pagina del capitolo conclusivo (metti velocità x2 😁), su cui ci siamo fermate a riflettere — anche qui, con opinioni diversificate.
L’inclusività dell’ambientalismo e le modalità che questo movimento dovrebbe avere per aprirsi anche a chi la pensa diversamente porta a una discussione estremamente complessa, fatta di molti particolari e sfaccettatura divisive. Tu cosa ne pensi? Ti ritrovi nelle parole di Moro Mauretto, oppure la pensi diversamente?
Steps d’Impatto della lettura: 🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽🦶🏽 🦶🏽/10
Lo consigliamo a chi...è già attivə nel contesto della sostenibilità, per portare la narrativa comune sui temi della sostenibilità su un altro piano; a chi vuole risposte scientifiche alle proprie domande prima di poter iniziare ad agire; ma anche a chi, avendo le idee poco chiare, voglia approcciarsi al tema della sostenibilità come persona singola, per essere accompagnatə nelle riflessioni sul tema e provare ad impostare un percorso proprio.
Per lз più piccinз
Questa volta, ri-consigliamo un libro per teenagers già comparso in questa newsletter, ma che si abbina perfettamente alla nostra lettura di questo mese, ossia…
Il dilemma dell’onnivoro di Michael Pollan (trad. Maurizio Bartocci, Aboca Edizioni, 2022) nella sua versione per ragazzɜ, che si focalizza sul cibo che mangiamo per farci vedere “cosa ci sta dietro”.
Come sempre, se ti va di farci sapere se hai letto il libro, se ti è piaciuto o meno, se ti ha fatto scoprire qualcosa di nuovo…ti aspettiamo su tutti i nostri social (o qualsiasi altro mezzo di comunicazione di Impatto)!
A presto 🐸
Giulia